GrowIT Up: la novità Microsoft per le start up digitali italiane

E’ risaputo come in territorio italiano siano tanti e vari i mezzi a sostegno dell’imprenditoria e delle start up.

ma molto di più può essere fatto e in maniere ben più concreta. Un’interessante iniziativa proviene da Microsoft e dal suo Ceo Satya Nadella che si è recato recentemente a Roma per promuoverla: strutturata insieme a Invitalia e Fondazione Cariplo porta il nome di GrowIT Up e sicuramente esce dagli schemi utilizzati finora. In un unico pacchetto, previa selezione delle  più interessanti start up digitali, saranno inclusi vari ambiti: ricerca finanziamenti e “business angels”, tecnologie  e software all’avanguardia a disposizione, esperti del marketing internazionale e così via. Insomma una sorta di team costituito da vari professionisti di grande professionalità ciascuno nel proprio campo, che va a convogliare tutti gli aiuti concreti possibili per  incentivare sia una  competitività all’altezza di quella già ampiamente sviluppata e radicata in altri Paesi non solo europei, sia per favorire il decollo delle nuove imprese e abbattere tutte la grevi fasi problematiche che rallentano e in molti casi, specie in Italia, stroncano sul nascere promettenti start up inizialmente piene di verve, slancio e motivazione.

Saranno non più di centro le società elette perche’ desiderose e predisposte a confrontarsi con il mondo intero, che entreranno nell’iter del GrowIT Up. Il team operativo sarà posizionato a Milano sostenuto da Cariplo Factory, nato dalla famiglia Cariplo per supportare le possibilità professionali dedicate ai giovani. Sono previsti diversi appuntamenti tenuti  da personalità didattiche di spicco sia della realtà Microsoft sia del mondo aziendale italiano di rilievo. Tra i partner di avvio sono già annoverati Unicredit, Eni, Generali Assicurazioni, Benetton, Enel ed è già prevista l’entrata in scena di tantissimi altri colossi imprenditoriali.

Dopo questa prima fase di circa un anno, verranno scelte dieci società ogni sei mesi reputate adatte e idonee ad essere finanziate dai business angels di Invitalia che hanno per ora stanziato già 50 milioni di euro e, al di fuori del progetto Microsoft, hanno già permesso il decollo di ben 620 nuove imprese digitali.

Siti di trading e piattaforme mobile

Fare trading online richiede attenzione e cognizione di causa, poiché è un ambito economico-finanziario che fa dell’eterogeneità il suo principale tratto distintivo. Adattarsi ai suoi meccanismi non è affatto facile, sia che si tratti di trader alle prime armi che di utenti altamente esperti, e l’ampiezza delle proprie peculiarità obbliga a mostrare una certa cautela nei confronti di qualsivoglia scenario, reale o puramente previsionale. Tali considerazioni si sposano alla perfezione con una consuetudine divenuta, ormai, un’incrollabile certezza per tradare al meglio delle proprie capacità, ovvero il ricorso alle piattaforme di intermediazione finanziaria online.

Questi broker multimediali, altamente professionali e specializzati in qualunque mezzo attinente al trading online (CFD, opzioni binarie, Forexexchange), assicurano una vasta gamma di servizi per soddisfare ogni tipo di esigenza clientelare. Le migliori piattaforme in tal senso, poi, godono delle certificazioni necessarie per cementare il rapporto trasparenza/sicurezza delle operazioni da esse consentite. Inoltre, i siti di trading permettono di implementare le conoscenze di qualunque trader mediante delle apposite sezioni riservate alla formazione continua: al loro interno, è possibile trovare video-corsi formativi, ebook, guide e, perché no, dei comodi conto demo gratuiti, simulazioni virtuali che consentono di provare e riprovare un gran numero di strategie senza dover ricorrere al proprio portafoglio di investimenti.

Bisogna anche considerare che la maggior parte delle piattaforme di trading consigliate dai più esperti riescono a garantire un’accessibilità tramite i dispositivi mobili. Se si è in possesso di smartphone, iPhone o tablet, quindi, è possibile scaricare (a poco prezzo o a titolo gratuito) delle comodissime app caratterizzate da una vasta gamma di strumenti e caratteristiche altamente funzionali. Fra queste, non mancano indicatori, grafici, panoramiche aggiornate per monitorare le variazioni dei trend degli asset e tanto altro ancora. Insomma, un universo di vantaggi da portare sempre con sé e consultare come meglio si crede.

Ad ogni modo, vanno contemplati anche gli eventuali vantaggi di un utilizzo delle piattaforme di intermediazione online mediante delle apposite app. Per esempio, risulta più facile distrarsi, vista la varietà dei luoghi e dei contesti in cui consultare il proprio quadro di riferimento. Oppure, l’affidabilità delle app stesse, certificate comunque dal valore dei broker che le propongono.

Si avvicina una soluzione per i Tango Bond?

L’Argentina volta pagina e dopo 12 anni di “kirchnerismo” sceglie Mauricio Macrì, il candidato che si proponeva di rompere con il recente passato. La stagnazione di cui è preda l’economia argentina ha pesato non poco sul ballottaggio che ha sancito la sorprendente sconfitta di Daniel Scioli, il candidato peronista che avrebbe dovuto operare in continuità con quanto messo in campo da Cristina Fernandez Kirchner, colei che risiedeva alla Casa Rosada dal 2007.

Va ricordato che il Paese sudamericano è in preda ad una stagnazione che si accompagna all’aumento del deficit e che mette Buenos Aires in una condizione abbastanza complicata, tale da obbligarlo a cercare di recuperare un accesso ai mercati finanziari. Le riserve della Banca centrale si attestano ormai a circa 30 miliardi di dollari, che non sono molti considerando che, come riferito da La Nacion, l’Argentina si troverà nel corso del 2016 a fronteggiare scadenze di pagamento per 25. Una situazione che ha spinto il governo a porre una serie di restrizioni al movimento di capitali, mentre va rilevata anche un’inflazione al 30%.

Un problema, quello dell’accesso ai mercati finanziari, non da poco per chi ha optato in passato per il default. L’Argentina è infatti ancora impegnata in un braccio di ferro con la giustizia statunitense e con alcuni hedge funds, che dopo aver rastrellato a prezzi stracciati i titoli coinvolti nel crollo del 2001e non aver aderito alle successive ristrutturazioni si sono visti riconoscere il diritto al pieno rimborso. Si tratta di circa un miliardo e mezzo di dollari che Buenos Aires dovrebbe corrispondere ai cosiddetti  “fondi buitre”, ovvero fondi avvoltoi, che però non vuole pagare in quanto farlo innescherebbe una spirale di rivendicazioni analoghe per un totale di circa 20 miliardi di dollari. I Tango Bond sono un incubo anche per tanti piccoli risparmiatori italiani che avevano investito i loro risparmi su questo mezzo di risparmio, non ascoltando i ripetuti allarmi su un possibile crac argentino.

Ora per coloro che li posseggono potrebbe aprirsi uno spiraglio. Anche Mauricio Macrì, come del resto Scioli, prima delle elezioni aveva affermato la necessità di un accordo.  Dopo aver promesso la rimozione dei vincoli sui movimenti di capitali e il ripristino dell’autonomia di banca centrale e istituto di statistica, sicuramente il nuovo presidente è più gradito alla comunità finanziaria. Allo stesso tempo, però, non può sembrare più propenso a fare gli interessi del grande capitale che dei propri concittadini e proprio per questo motivo ha aggiunto che in caso di vittoria sarebbe stato il più energico difensore degli interessi nazionali. Ora non resta che vederlo alla prova.

Trading online, il corso completo

viva il trading

Il trading online sta riscuotendo un successo sempre maggiore tra le persone comuni. Nel tempo sono cambiate molte cose e quello che in passato era esclusiva di pochi professionisti oggi è alla portata di tutti. Questo concetto, per, non deve essere frainteso. Il trading online non è una cosa adatta a tutti. Parliamo sempre di investimenti finanziari ad alto rischio che, come tali, devono essere affrontati.

Alcune persone, soprattutto tra i più giovani, si sono avvicinate al mondo dei mercati finanziari con troppa superficialità e leggerezza e questo ha avuto un effetto negativo sui rendimenti.  Secondo un recente studio, infatt, ben il 90% di chi prova a fare trading online non riesce a guadagnare nulla.  Continua a leggere

Economia circolare in via di sviluppo in tutto il mondo. Galletti: “Raccolta differenziata o pesanti sanzioni”

In questo periodo, a raggio internazionale,  si va imponendo la cosiddetta “economia circolare”  grazie alla  Fondazione Ellen MacArthur che si occupa del suo sviluppo e diffusione attraverso il coinvolgimento di potenti multinazionali come Philips, Coca Cola e Ikea. L’economia circolare, o ciclica, ha la peculiarità di autorigenerarsi creando risorse e ricchezza: ciò che sembra arrivato a conclusione del proprio ciclo diventa punto di partenza di un iter completamente nuovo.

Ideatrice e madre della fondazione è Ellen MacArthur, ex campionessa mondiale di vela, che non ha mai  fatto segreto di come sia stata ispirata,  per questa importante mission ambientalista, da situazioni vissute in prima persona e caratterizzate da scarsità di risorse  da dover sfruttare e valorizzare al massimo durante i suoi lunghissimi soggiorni in mare.

Recentemente la tipologia da economia ciclica è stata vagliata dalla Commissione Europea,  che ha esaminato in dettaglio l’ iter di produzione e di recupero rifiuti: ha  preso così consapevolezza che, tra dieci anni, nel 2025 si avrebbe un risparmio del 14%  sulle materie prime impiegando la stessa mole produttiva e che ciò avrebbe il cospicuo valore di circa  400 miliardi di euro, dei quali 12 miliardi in Italia.

Nel nostro Paese, la situazione è ancora vergognosamente retrograda rispetto ad altre Nazioni. Il Ministro dell’Ambiente Galletti, entusiasta promotore dell’economia ciclica, ha così  bacchettato i Comuni inadempienti e senza scrupolo di tutela ambientale: E’ inaccettabile che il 40% dei rifiuti finisca ancora nelle discariche. L’alternativa non sono i termovalorizzatori ma la raccolta differenziata:  vi sono Comuni che ne fanno largo uso e altri che a malapena conoscono questa parola, bloccati da tempo in situazioni stagnanti. Mi aspetto che  questi ultimi forniscano progetti di smaltimento rifiuti come indicato dai parametri internazionali di ecosostenibilità, altrimenti procedero’ a sanzionarli pesantemente. E’ ingiusto che alcune Regioni paghino per l’incuria e il lassismo di altre”.

Ferrari e Wall Street, pericoloso calo dell’8% durante le ultime sessioni finanziarie

Una notizia dell’ultim’ora contribuisce ad alimentare quel sentimento di sfiducia e di sconforto che sta caratterizzando le recenti attività borsistiche. Stando ai dati degli analisti finanziari, infatti, le azioni della Ferrari perdono il 3,5% dei circa 52 dollari stimati da Wall Street dall’inizio della quotazione in borsa del capitale appartenente al Cavallino Rampante. Se a questo calo si aggiunge il 5% perso nella giornata di venerdì, il calo ammonta ad un preoccupante 8% in grado di mettere in situazione di estremo rischio economico-finanziario l’80% del patrimonio azionario detenuto ancora dalla Fca.

Ad ogni modo, il quadro delineato dai suddetti analisti finanziari abbraccia uno spettro molto più ampio, con proiezioni valutarie per nulla pessimistiche: il global coordinator Ubs dona a Ferrari una valutazione buy di 60 dollari; Mediobanca, da par suo, si sbilancia fino ad un target di 64 dollari poiché ritiene che Ferrari sia outperform, ossia un soggetto in grado di sbaragliare la concorrenza del suo settore di riferimento. Più prudenti, invece, JpMorgan Chase e EvercoreIsi, con la prima che fissa una stima di prezzo neutral sui 52, mentre la seconda assegna un obiettivo di prezzo sell pari a 40 dollari. Insomma, il quadro non è affatto disastroso come sembra.

Da un’analisi diffusa dagli esperti di Borsa Mercato abbiamo scoperto importanti novità sulla situazione delle azioni Ferrari, sulla quale ci sarebbe poco da preoccuparsi riguardo l’andamento a lungo termine del titolo.

Comunque, dietro tutto ciò c’è un lavoro fatto di considerazioni ed osservazioni che precede, con i dovuti margini di errore, i probabili esiti affermati qualche riga fa. La maggior parte di tali valutazioni, quindi, seguono la tipica scia borsistica dei trend e delle eventuali speculazioni valutarie, influenzati a loro volta da eventi collaterali che talvolta esulano dal puro e semplice contesto economico-finanziario. Se Mediobanca confida ciecamente nel potenziale di Ferrari, non si può dire altrettanto di Everscore si, magari più attenta e più realista su certe situazioni. Benché si tratti di Ferrari, colosso ed istituzione secolare del mercato automobilistico, le precauzioni in ambito borsistico hanno sempre ragione di esistere, altrimenti si corre il pericolo, complice la volatilità congenita di qualunque piazza finanziaria, di andare incontro ad un dissesto di proporzioni bibliche. Entrare in un discorso del genere prevede un’oculata, quanto sapiente, gestione dei propri rendimenti economici, altrimenti lo spettro di una potenziale perdita non verrà mai eliminato del tutto.

Quali sono le lauree più remunerative in termini di lavoro?

Quali sono le lauree più remunerative da un punto di vista strettamente economico? Una domanda che si dovrebbe porre chiunque abbia in mente di intraprendere un percorso accademico in grado di portarlo infine ad un titolo di studio che costa sempre di più.

La risposta fornita dalle ricerche condotte, sembra inequivocabile: il mercato richiede sempre più tecnici e meno poeti. I Paesi sviluppati, infatti, sembrano ormai aver deciso di puntare con estrema decisione sulla specializzazione tecnica, mettendo in disparte i servizi meno specialistici, che sono di solito appannaggio dei laureati in discipline umanistiche. Anche se comunque una laurea, di qualsiasi tipo essa sia, continua a riservare soddisfazioni economiche a chi può vantarla.

A spiegare il perché è un report di Urban Institute, secondo il quale nel 1972 un lavoratore tra i 25 e i 34 anni provvisto di un titolo universitario poteva attendersi guadagni più elevati del 22% in più rispetto ad uno senza diploma, mentre oggi il dislivello è salito addirittura al 70%.

Naturalmente il beneficio non è spalmato allo stesso modo su tutte le lauree. Ad attestare questa realtà è un altro studio, condotto stavolta da PayScale, che ha provveduto a calcolare il ritorno di un’educazione superiore nelle università americane, mettendo a confronto i guadagni di una carriera lavorativa con il costo di una laurea di diversi corsi, al netto degli aiuti finanziari. Il risultato scaturito dallo studio non ammette repliche e suona abbastanza sorprendente: non sarebbe il nome dell’istituto e il suo prestigio a contare, contrariamente a quanto si pensa, quanto il campo di studi scelto.

In cima alla graduatoria delle lauree più remunerative, troviamo in particolare Ingegneria e Scienze informatiche, i cui laureati possono arrivare ad un rendimento annualizzato del loro titolo nell’arco di 20 anni pari al 12% dell’investimento. Tanto per capire meglio il dato, basterà ricordare che a  Wall Street lo Standard&Poors’ 500, il listino delle 500 società più grandi quotate in borsa, si attesta al 7,8%.

Peraltro proprio gli ingegneri rappresentano i laureati che dipendono di meno dal prestigio della loro università, se si pensa che i diplomatidegli istituti meno rinomati hanno un ritorno appena inferiore alla media. Anche le lauree economiche pagano bene, arrivando a rendere l’8,7% annuo, mentre i corsi delle facoltà umanistiche,a volte, hanno ritorni inferiori all’investimento iniziale.

Strategie opzioni binarie per trader principianti

opzioni-binarie

Se avete deciso di cominciare a fare trading online con le opzioni binarie e non sapete da dove iniziare, sappiate che alla base di ogni buon investimento c’è una strategia. Le strategie opzioni binarie (su questo sito ne troverai tante leopzionibinarie.it) sono state messe a punto da trader professionisti nel corso degli anni e consentono di guadagnare con questo straordinario strumento speculativo in pochissimo tempo e con la quasi totale certezza che l’investimento potrebbe andare a buon fine. Continua a leggere

Moody’s promuove il sistema bancario italiano

Se in Italia sono ancora molto forti le polemiche sulla stretta creditizia operata dal sistema bancario tricolore nei confronti di famiglie e imprese, all’estero il parere sembra invece essere radicalmente opposto. Tanto da spingere l’agenzia di rating Moody’s, a migliorare l’outlook sul sistema bancario italiano portandolo da negativo a stabile.

Un giudizio motivato dalla previsione di una riduzione dei prestiti problematici e dal ritorno a una modesta redditività nel corso del biennio 2015-2016. Ancora Moody’s spiega però che la situazione rimane densa di incognite, a causa della presenza di una serie di nodi da sciogliere a livello operativo. Allo stesso tempo, l’agenzia afferma di attendersi una riduzione del livello degli accantonamenti sui prestiti nell’arco dei prossimi 18 mesi, soprattutto per effetto di un deciso miglioramento delle prospettive economiche del nostro Paese.

Va inoltre ricordato che i processi di fusione tra le banche popolari in atto dovrebbero contribuire non poco ad accrescere le possibilità di tagliare ulteriormente i costi operativi nel corso del 2016, unendosi al possibile accordo con la Commissione Europea in relazione alla creazione della badbank in cui il Ministro dell’Economia Padoan vorrebbe far convergere i cosiddetti crediti deteriorati. Ove ciò avvenisse, il sistema bancario italiano vedrebbe in pratica disinnescata una potenziale bomba pronta a deflagrare, andando in pratica a scaricare i suoi possibili effetti sui conti statali. Una ipotesi che però continua a trovare forti opposizioni all’interno della stessa Commissione, andando a configurare l’ipotesi di un vero e proprio aiuto di Stato.

Il rapporto rilasciato da Moody’s non manca poi di sottolineare come a fronte di condizioni di raccolta abbastanza buone e di una capitalizzazione adeguata, resti limitata le capacità di generazione interna di patrimonio.

Un giudizio sostanzialmente positivo, che però sembra stridere in maniera abbastanza evidente con la realtà percepita in Italia, ove le associazioni dei consumatori continuano a denunciare la strozzatura operata nel trasferimento di risorse dal sistema bancario all’economia reale, che continua a pesare in maniera abbastanza evidente soprattutto sul sistema delle PMI, con una lunga serie di fallimenti di imprese impossibilitate a sopravvivere in assenza di liquidità.

E la pensione? Il problema dei giovani di oggi

Ma noi, giovani di oggi, tra i 30 e i 45 anni la prenderemo mai la pensione?

Gli umori sono tutti negativi. Speranze zero.

In realtà però, bisognerebbe rifletterci su e fare qualche calcolo, soprattutto adesso che Boeri, il presidente dell’Inps, si batte per una riforma sostanziale del piano previdenziale consentendo una maggiore flessibilità a chi vorrebbe andar prima in pensione.

Vista la lentezza governativa e burocratica, se non dovesse cambiar niente, almeno per il momento, che tipo di pensione prenderemmo? E soprattutto quando?

Dovremo scegliere tra pensione di vecchiaia o di anzianità?

Allora, per avere la pensione di vecchiaia dobbiamo raggiungere 20 di contributi e una certa età, ovvero nel 2016 sarà 65 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti e 66 anni e 1 mese per quelli autonomi.

Invece, per ottenere la pensione di anzianità occorreranno 41 anni e 10 mesi di contributi.

Ma questo non durerà tanto a lungo, poichè è stato deciso che dal 2019 l’età pensionabile verrà aggiornata ogni due anni in base alle aspettative della vita media.

Per quanto riguarda le donne, il Governo ha prorogato la cosiddetta «Opzione donna» : le lavoratrici possono andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, prendendo un po’ meno. Per adesso.

Quanto ci verrà corrisposto? In base a calcoli approssimativi ne viene fuori che un dipendente privato che guadagni 1500 euro netti mensili a cui gli siano stati versati 41 anni di contributi andrà in pensione con più o meno la stessa cifra. Speriamo bene!