Essere segnalati come cattivi pagatori o figurare nelle liste dei clienti protestati comporta un sacco di limiti. Oltre alla difficoltà di accedere a nuove linee di credito, ci si potrebbe ritrovare d’innanzi alla possibilità che i propri beni siano pignorati da una società di recupero crediti.
Il fatto che le liquidità siano custodite su una prepagata, non può in alcun modo evitare la procedura di pignoramento, dal momento che, così come accade per le carte di credito e per i conti più tradizionali, le prepagate sono strumenti nominali, cioè associate in maniera univoca al richiedente, del quale conservano dati personali e anagrafici. Tutte queste informazioni vengono inoltre archiviate nella cosiddetta Anagrafe dei conti corrente, un archivio digitale nato per combattere l’evasione fiscale, dove le banche e le società emittenti hanno l’obbligo di comunicare ogni nuova apertura.
Debiti e pignoramento: cosa prevede la legge
Secondo quanto previsto dalla legge, qualsiasi creditore, se in possesso di un titolo esecutivo, può in qualsiasi momento avere accesso all’Anagrafe dei conti corrente e scoprire con quali banche il debitore abbia sottoscritto carte di credito, conti e prepagate. Non avrà in alcun modo la possibilità di conoscere l’ammontare delle cifre in essi contenute, ma avrà in suo possesso informazioni a sufficienza per contattare l’istituto finanziario e procedere a un eventuale pignoramento. Lo stesso vale per il fisco, che può effettuare pignoramenti senza restrizioni di sorta, tranne nei casi in cui le cifre provengano da una pensione, dallo stipendio o da un saldo che non superi una quota pari a tre volte l’ammontare dell’assegno sociale.
Carte prepagate e pignoramento
Controlli, dati incrociati e banche dati fanno sì che omettere la presenza di carte prepagate e eludere una procedura di recupero coatto sia oggi del tutto impossibile: con la notifica di un atto di pignoramento, il creditore può infatti ottenere in maniera molto semplice il blocco della liquidità.
Tuttavia, è importante precisare che qualora la somma di denaro disponibile sulla prepagata sia pari a zero, non potrà essere applicato sulla prepagata alcun pignoramento e lo stesso accade per le più comini carte di credito o i conti corrente. Nel caso in cui il saldo superi invece l’ammontare del pignoramento, il debitore potrà accedere alla sola somma in eccedenza, mentre non ci sarà alcuna restrizione di sorta sulla ricezione di pagamenti e bonifici.
Carte prepagate “usa e getta”
Sul mercato esiste una tipologia di carta prepagata di tipo “usa e getta”, non soggetta a pignoramento: si tratta di uno strumento al portatore, ottenibile senza dover fornire i propri dati e privo quindi di un qualsiasi identificativo. È generalmente utilizzata soltanto per effettuare pagamenti: è infatti una carta prepagata che non consente il prelievo e che esaurisce la sua funzione, diventando quindi inutilizzabile, nel momento esatto in cui il saldo si azzera.
Le carte prepagate usa e getta, non essendo in alcun modo associabili a un intestatario, fanno sì che la somma in esse contenute sia impignorabile. Il limite, però, è che se fino a qualche tempo fa era possibile acquistarle facilmente, al costo di circa 5 euro, oggi sono del tutto introvabili.
L’urgenza di mettere al sicuro parte dei risparmi, spinge molti a cercare la soluzione in carte prepagate emesse all’estero: esistono infatti soluzioni con Iban, in grado di garantire la massima privacy e con opzioni che variano in base alla società emittente. Tuttavia, sono comunque nominali, di conseguenza possono celare una piccola somma di denaro per qualche tempo, ma non a lungo.