E’ proprio in periodi come quello che si avrà nelle prossime settimane che il cittadino italiano a reddito medio sente maggiormente il peso delle difficoltà economiche in cui involontariamente sguazza ormai da quasi dieci anni.
Dal 16 novembre a fine mese, ammonteranno a più di 53 miliardi di euro i pagamenti che gli italiani dovranno affrontare da una scadenza all’altra annaspando tra i 12.3 miliardi di Iva per imprenditori, commerciali e liberi professionisti e i quasi 12 miliardi di Ires per le società con i 10.4 miliardi per i redditi di lavoro dipendente, tra gli 8.4 miliardi di Irap a carico delle aziende e gli 8 miliardi di Irpef.
Il Coordinatore della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (Cgia) Paolo Zabeo pone l’accento sulla drammatica situazione e anche su di un costo non da poco che spesso non viene portato alla ribalta, quello della burocrazia: “L’Italia è caratterizzata da un sistema fiscale complesso e frammentato a causa del quale i pagamenti relativi alle tasse, per essere effettuati, necessitano di diversi giorni: 34 lavorativi per la precisione, persi tra lunghe file d’attesa, consulenze dal commercialista e percorsi di modulistica tutt’ altro che lineari per il totale di circa 31 miliardi di euro l’anno”. Zabeo illustra anche la possibilità di un rimedio che però andrebbe realizzato in tempi rapidi ed e’ quindi considerato improbabile: “Per pagare meno tasse è necessario che il governo agisca sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica, con tagli agli sprechi, agli sperperi e alle inefficienze della macchina pubblica”.
In rapporto agli altri Paesi dell’Unione Europea, l’ Italia, con la sua pressione fiscale pari al 43,4% , è una nazione tremendamente vessata dalle imposte, ben al di sopra della media Ue che si aggira intorno al 40%: un esempio tra tutti è costituito dalle circa mille euro in più rispetto alla Germania. Nonostante ciò il primato lo detiene la Francia con il suo 47,8%.