rendita catastale
Immobiliare

Rendite catastali: ecco che cosa sono, quando e come si valutano

La rendita catastale è il valore che viene attribuito a ogni bene immobile, cioè a ogni fabbricato o terreno che è presente sul registro del Catasto. Questa viene usata a fini fiscali, cioè per determinare il reddito imponibile sul quale, poi, si calcolano tasse e imposte.

Per definire la rendita catastale servono due elementi. La prima è la consistenza catastale, cioè le dimensioni del bene immobile: viene misurata a seconda della categoria in vani, metri cubi o metri quadri. La seconda è la tariffa di estimo, un valore numerico che si riferisce alla zona in cui l’immobile si trova e alla sua destinazione d’uso. L’Agenzia delle Entrate, infatti, suddivide tutto il territorio in zone omogenee, distribuendo poi gli immobili in classi e in categorie catastali.

A cosa serve la rendita catastale

La rendita catastale è utile soprattutto a tre fini. In primo luogo, serve per stabilire il valore catastale dell’immobile: grazie alla rendita, si calcolano le imposte di successione e di donazione e serve quindi durante il procedimento di compravendita. In secondo luogo serve per calcolare l’Imu, ossia l’Imposta Municipale Unica, tributo di tipo patrimoniale che i possessori di immobili in Italia devono versare al comune in cui questi si trovano. In terzo luogo, la rendita catastale stabilisce il valore erariale, che poi stabilisce i valori su cui si calcolano le tasse.

Le categorie catastali

Innanzitutto, esistono sei categorie catastali: queste, sono fondamentali per poi procedere al calcolo della rendita catastale. Nel sottogruppo A ci sono abitazioni, uffici e studi privati: in questo caso, la consistenza catastale si calcola in vani. Il gruppo B include alloggi collettivi e immobili che appartengono al patrimonio immobiliare urbano, la cui consistenza si calcola in metri cubi. Nel gruppo C si trovano immobili a uso commerciale e terziario come posti auto e box; qui si parla di metri quadri per la consistenza catastale. Nel gruppo D, invece, ci sono immobili a destinazione speciale, la cui rendita si calcola con una stima diretta. Il gruppo E comprende invece immobili a destinazione particolare e, anche in questo caso, la rendita nasce da una stima diretta. Il gruppo F include categorie fittizie come immobili in corso di costruzione e, per questa categoria, non si calcola la rendita.

Proprio sulla base di queste categorie, l’Agenzia delle Entrate stabilisce quindi una tariffa di estimo. Questa indica quindi il reddito del bene immobile al netto di spese o perdite e al lordo di contributi e imposte. Questo valore, quando viene moltiplicato per la consistenza catastale, consente quindi di ottenere la rendita catastale.

Come richiedere la rendita catastale

Per ottenere la rendita catastale di un immobile ci si può rivolgere al servizio apposito dell’Agenzia delle Entrate. In alternativa, invece, si può calcolare secondo la descrizione scritta sopra se si è capaci: bisogna stare molto attenti, però, a non commettere errori.

Il valore della rendita catastale, inoltre, si trova anche nella visura, il documento che contiene le più importanti informazioni in merito all’immobile. Questo contiene, oltre alla rendita catastale, anche il Comune e la Provincia in cui si trova lo stesso, dati utili all’identificazione catastale e di classamento; in più, contiene i dati rilevanti agli intestatari e la planimetria.