Articolo 2425: ecco come deve essere strutturato un conto economico in base alla legge

Il conto economico è un documento che, con lo Stato Patrimoniale, il rendiconto finanziario e la nota integrativa è parte obbligatoria del bilancio di esercizio. A normale il conto economico e lo schema che deve seguire l’articolo 2425 del Codice Civile. Qui si afferma che tale conto deve evidenziare il risultato economico dell’esercizio in questione, che può essere positivo o negativo: nel primo caso si parla di utile di esercizio, nel secondo di perdita di esercizio.

Come nasce il Conto Economico

La disciplina comune in ambito comunitario in merito al conto economico e al bilancio di esercizio è stata normata e introdotta dalla IV direttiva CEE. Questa dà la possibilità di scegliere tra due configurazioni per eseguire il Conto Economico, entrambe presentabili in orizzontale, in verticale o a scalare.

Nella prima, il conto economico viene evidenziato a valore e costi della produzione ottenuta, con i costi classificati per natura, cioè secondo la loro origine. Nella seconda, invece, il conto economico è sulla base di valore e costi della produzione venduta, con i costi quindi classificati per destinazione. Il legislatore italiano, tra le due, ha scelto la prima opzione: l’articolo 2425 del Codice Civile, quindi, assume come obbligatoria la configurazione di conto economico a valore e costi della produzione ottenuta.

Schema sintetico

Le macro voci del conto economico previste dall’articolo 2425 del Codice Civile sono: il valore della produzione, i costi della produzione, la differenza tra i due valori, i proventi e gli oneri finanziari, le rettifiche di valore di attività finanziarie, il risultato prima delle imposte, le imposte sul reddito e infine l’utile o la perdita dell’esercizio.

Il valore della produzione è la somma algebrica di tutti i ricavi delle vendite, delle variazioni in aumento e in diminuzione delle rimanenze di semilavorati, di prodotti finiti e in lavorazione. A questi vanno poi aggiunti gli incrementi per lavori interni.

I costi di produzione, invece, sono le spese sostenute per realizzare la produzione aziendale. Qui, quindi, rientrano le spese sostenute per le materie prime, i costi per il personale e così via. La differenza tra valore della produzione e costi della produzione è un primo risultato operativo e utile per comprendere l’andamento dell’azienda.

I proventi e gli oneri finanziari sono invece le entrate che provengono dalle partecipazioni in altre società e titoli, crediti, oneri e perdite o guadagni che risultano da un ipotetico ed eventuale cambio, nel caso in cui l’azienda venda anche con altre valute. Le rettifiche di valore di attività finanziarie sono invece eventuali rivalutazioni o svalutazioni di titoli, immobilizzazioni e tutto ciò che riguarda la voce precedente, nel caso cambiasse di valore.

Le imposte sono poi le tasse che la legge impone all’attività, che vanno evidenziate in modo chiaro: a questo punto, sottraendole dal risultato prima delle imposte, si può ottenere l’utile o la perdita dell’azienda.